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La storia dell'alimentazione dal 1500 ad oggi

Dal 1500, invece, vengono introdotti conservanti e coloranti che mutano irreversibilmente il modo di alimentarsi. 
 

1500, un secolo di novità

Con la scoperta dell'America arrivano tanti nuovi prodotti come il mais, il cacao, peperoncino, patate e patate dolci, arachidi, fichi d'india, zucche, ananas, l’avocado e la papaia e paprika. Successivamente, la Francia di Luigi XIV era ricca di liquori a base di alcool, zucchero ed aromi. Al regno di Luigi XV risalgono il consommé e la fricassea di pollo e di piccione, e poi alcune salse che usiamo ancora oggi: la besciamella, che sicuramente avrete assaggiato con le lasagne al forno, e la maionese, ottima con le patatine fritte. Il caffè, il tè e, finalmente, la cioccolata chiudevano i pranzi più importanti. 
 

Tra Seicento e Settecento, la rivoluzione industriale

Con la rivoluzione industriale, la modalità di cibarsi è radicalmente mutata, si sono introdotti nuovi prodotti di consumo e soprattutto nuove sostanze commestibili. Conservanti e coloranti hanno iniziato a svilupparsi per un loro impiego nell’alimentazione. Additivi e alimenti sintetici sono stati consumati a largo spettro, il consumo alimentare ha avuto una modifica irreversibile. 
 

Un cambiamento radicale che è arrivato fino ad oggi

Oggi, la maggior parte dei cibi, contiene prodotti artificiali e sintetici, tale comportamento di massa ha prodotto effetti sulla salute di ciascuno. Infatti, cibi con parti costituite in laboratorio, di provenienza non naturale, spesso provocano controindicazioni per l’organismo. Numerose sono le ricerche scientifiche recentemente pubblicate che attestano il reale pericolo del consumo costante e abituale di alimenti cosiddetti processati, intendendo con questo termine tutti quegli alimenti che hanno subito una qualsiasi modifica rispetto al loro stato naturale. Possono essere compresi in questa categoria cibi che hanno subito operazioni poco invasive per le caratteristiche nutrizionali del prodotto, come pulizia, macinazione, tritatura, pastorizzazione, bollitura, congelamento, essiccazione, disidratazione e confezionamento, oppure alimenti che hanno subito o una modifica più importante rispetto al loro stato naturale, anche attraverso l’aggiunta di altri ingredienti (come conservanti, aromi o additivi vari, ma anche sale, zuccheri o grassi).

Questi prodotti, in genere, rispetto agli alimenti di partenza, contengono quantità maggiori di sale, zuccheri o grassi (andando a incrementare di conseguenza anche l’apporto calorico) e, inoltre, sono spesso trattati chimicamente con conservanti, coloranti, esaltatori di sapidità o altri additivi, con il fine di migliorare il gusto e la consistenza del prodotto finito o per prolungarne la durata. Tutti questi ingredienti aggiunti, se consumati in eccesso, possono essere dannosi per la salute. Il consumo eccessivo di alimenti trasformati può: contribuire all’aumento dell’obesità e, di conseguenza, portare allo sviluppo di malattie croniche, favorire l’insorgenza della sindrome metabolica e dunque aumentare il rischio di malattie cardiovascolari e diabete, nonché portare allo sviluppo di malattie infiammatorie intestinali. Strettamente correlate allo sviluppo di importanti forme di neoplasie. Sapere cosa mangiamo diventa quindi essenziale per conservare il bene più prezioso di cui disponiamo, anche se talvolta lo trascuriamo: la salute.